Torre al parco in via Revere – Magistretti e Longoni

27/04/2018, by Federico Balestrini, in Architettura | Lettura di edifici notevoli, 0 comments

Sono di questi anni le torri di Mattioni, Lingeri, la Torre Galfa di Bega, la Velasca dei BBPR e il Pirelli di Ponti, solo per citarne alcuni.

Magistretti e Longoni però sono fuori dal coro e interpretano la torre eliminando la ripetitività data dalla sovrapposizione di piani tutti uguali e anzi fanno della variazione il principio generatore del progetto.

Si restituisce così individualità alle singole dimore in prospetti sempre diversi originati dalla casuale ripetizione di due piani tipo che accolgono due appartamenti, uno da nove e uno da sei vani. Le zone giorno dei piani tipo verso l’eterno affacciano in modo differente, invece gli affacci delle zone notte sono identici.

Impianto a L con i due appartamenti che fanno perno sul nucleo centrale di risalita che contiene tre ascensori più uno di servizio oltre al vano scala poligonale.
Gli appartamenti, con soggiorno e terrazza panoramica, sono disegnati con due locali aggregabili ad una o all’altra unità e sono predisposti per essere accorpati in verticale in duplex.

L’aggetto degli elementi strutturali in facciata permette di ottenere dei prospetti dove la variazione è contenuta in una griglia regolare molto elegante ed ordinata. Alle regolari fasce verticali opache in cui si aprono graficamente le finestre di camere e bagni si contrappongono i due angoli molto più disarticolati delle logge scandite da intonaco bianco e tende colorate disallineate. L’orizzontalità delle solette dei balconi è rimarcata dai parapetti in ferro.
Osservando queste facciate mi sembra di ritrovare la complessità urbana dove porzioni di tessuto disordinato e complesso sono incorniciate in strade e lotti regolari.

Il risultato è un edificio davvero milanese nonostante la sua tipologia estranea alla città degli anni 50 in cui è sorto.

In verità l’operazione immobiliare, promossa nel 1953 dalla Liquigas è stata molto innovativa fin nell’impianto: sul lotto era prevista la costruzione di un blocco chiuso con cortili interni e fu concessa la permutazione della volumetria prevista con sviluppo orizzontale in un corpo verticale di 21 piani fuori terra (più 3 interrati) con una minore occupazione di suolo che passò da 1200 a 450mq.

In questo modo si risolse il problema della vicina ferrovia tangente al lotto oltre a conferire al complesso un ampio respiro panoramico dato dall’affaccio sull’ampio verde circostante.

Magnifico il coronamento sommitale del tetto-terrazzo leggermente aggettante che riprende il tema delle solette dei balconi ed è impreziosito dalla scala elicoidale estroflessa in facciata che collega la terrazza privata in copertura all’appartamento posto all’ultimo piano.

Il soprastante volume tecnico, è coperto con un terrazzo comune schermato da uno speciale parapetto che preserva la privacy della terrazza privata.

E’ stupefacente la modernità di questo esempio in cui gli architetti, illuminati dai modelli dei grattacieli d’oltreoceano hanno reinterpretato la tipologia permeandola con i canoni della cultura locale ottenendo un capolavoro unico a mio parere.

Ma questa è la prima torre, iscriviti al mio canale per scoprire quale sarà la seconda, che pubblicherò a breve. Ciao!


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